Eccola in dieci punti
La teoria psicologica di Marshall Rosenberg, ideatore della Comunicazione Nonviolenta (CNV), si può sintetizzare in 10 principi fondamentali (stile “comandamenti”) che aiutano a migliorare i rapporti umani attraverso empatia, autenticità e responsabilità personale.
I 10 comandamenti della Comunicazione Nonviolenta (di Marshall Rosenberg):
Ascolta senza giudicare.
Osserva i fatti senza etichettare, criticare o diagnosticare.
Esprimi ciò che senti.
Riconosci e comunica i tuoi sentimenti autentici, non pensieri mascherati da sentimenti.
Riconosci i tuoi bisogni.
Dietro ogni emozione c’è un bisogno universale da comprendere e rispettare.
Formula richieste chiare.
Chiedi ciò che desideri con precisione, senza esigere o manipolare.
Coltiva l’empatia.
Ascolta l’altro con presenza e senza interrompere, per capire i suoi sentimenti e bisogni.
Evita la colpa.
Non accusare né te stesso né gli altri: scegli la responsabilità, non la colpevolizzazione.
Sii autentico.
Comunica con sincerità, ma con rispetto e consapevolezza dell’altro.
Distingui bisogni da strategie.
Non attaccarti a un’unica soluzione: cerca alternative che soddisfino tutti.
Agisci con compassione.
Cerca l’incontro, non la vittoria. La forza nasce dalla connessione, non dal controllo.
Onora la vita.
Usa il linguaggio per arricchire la vita tua e degli altri, non per ferire o dominare.
Cosa fa invece un individuo medio della società fluida materialista contemporanea specie se studente di economia o psicologia economica nichilistica ?
Fa questo:
Ecco i 10 contro-comandamenti ispirati a teorie comunicative e psicologiche opposte o contrastanti alla Comunicazione Nonviolenta di Marshall Rosenberg. Questi rappresentano atteggiamenti disfunzionali, diffusi in ambienti competitivi, autoritari o manipolatori:
I 10 contro-comandamenti della Comunicazione Tossica:
Giudica e semplifica.
Etichetta subito le persone: buoni, cattivi, giusti, sbagliati. È più facile e ti fa sentire superiore.
Nascondi i tuoi sentimenti.
Mostrare emozioni è segno di debolezza. Meglio sembrare freddo o controllato.
Ignora i tuoi bisogni.
Sacrificati per dovere, oppure imponiti sugli altri. L’importante è non sembrare “bisognoso”.
Esigi, non chiedere.
Le richieste sono per chi non ha potere. Tu ordina, o fai la vittima finché non ottieni ciò che vuoi.
Ascolta per rispondere, non per capire.
Mentre l’altro parla, pensa già a come contraddirlo o a portare il discorso su di te.
Dai la colpa.
Trova sempre un colpevole. Se qualcosa va storto, è colpa loro… o tua (ma odia te stesso in silenzio).
Manipola con astuzia.
Non dire mai ciò che vuoi davvero. Suggerisci, minaccia, seduci o ricatta emotivamente.
Difendi le tue strategie a ogni costo.
Se hai deciso che una cosa si fa così, non cedere. Chi cambia idea è un debole.
Vinci, non empatizzare.
Meglio avere ragione che avere relazioni sane. La vita è una guerra, non un dialogo.
Usa il linguaggio per controllare.
Parla per confondere, intimidire o dominare. Le parole sono armi, non ponti.
Questi “contro-comandamenti” possono servire per far emergere, per contrasto, quanto sia trasformativo il pensiero di Rosenberg.
Questo é solo un momento della attualità che viviamo. Ma Quale antica filosofia potrebbe giustificare questo comportamento narcisista egoistico psicotico?
Forse quella di Nietsche?
Vediamo cosa direbbe lui di Marshall in un commento immaginario
Cosa direbbe Nietsche di Marshall?
Ecco un commento immaginario nello stile di Nietzsche su Marshall Rosenberg e la sua Comunicazione Nonviolenta, ispirandomi al suo pensiero autentico su morale, linguaggio e relazioni umane.
Zarathustra udì parlare di un certo Rosenberg, predicante della Comunicazione Nonviolenta. Parlava di bisogni e di compassione, di parole gentili che avrebbero dovuto curare le ferite altrui. Zarathustra sorrise, scuotendo la testa: “Se un uomo debole spera di guarire l’anima del prossimo con pacate carezze verbali, forse trama qualcosa contro l’istinto stesso della vita.”
La parola buona appare innocente, eppure inganna! esclamò Zarathustra. “Gli uomini malati inventano salme di compassione. L’arte di Rosenberg ha il sapore di medicine dolci: frasi studiate che spengono il fuoco, come una coperta sul fuoco spirituale. E la nonviolenza? Quando mai qualcuno osa nominare le cose col loro vero nome? Pietà, timidezza: non è forse tutta la condizione degli schiavi trasformata in un metodo terapeutico?”
Rosenberg promette di trasformare il “tu” in “io”, liberando l’uomo dal senso di colpa nel ferire l’altro. Ma Zarathustra rispose: “L’uomo superiore non cerca approvazione in un ‘io sento, io ho bisogno’, poiché la volontà di potenza parla più forte di ogni gentile concessione. Vuoi negare la violenza? Non comprendi forse che anche la verità può ferire come un rasoio?”
La Comunicazione Nonviolenta somiglia al canto di un cantastorie di buoni sentimenti. Ma Zarathustra ribadì: “Chi serve veramente parla con il cuore di leone, non percorre la piagnucolante via della pietà. La pietà è un lusso dei poveri di spirito, un veleno intriso di umiltà, che rende l’anima un lago stagnante.”
Rosenberg invita a osservare i comportamenti e a scoprire i bisogni nascosti. Zarathustra replicò: “Chi crede che dentro ogni uomo ci sia un bambino ferito che grida: ‘Per favore, ascoltami!’ non conosce il desiderio primordiale dell’uomo di affermare sé stesso nel mondo.”
Nel giardino della comunicazione, Rosenberg pianta fiori di comprensione. Ma Zarathustra si chiese: “E la lingua del tuono, del ruggito, chi la coltiva? Colui che sussurra il proprio bisogno al prossimo crede di fuggire il fato della lotta?”
Forse c’è una fiamma di verità nella comunione di comprensione: Zarathustra non disdegna del tutto la sincerità di chi ammette le proprie emozioni. Brucia però nel suo spirito ciò che trova pericoloso: quell’invito costante alla moderazione, l’armonia come unica legge.
Chi osa dire che il leone vorrà dormire tra le pecore? Niente affatto! La CNV pretende un mondo senza frizioni, senza il grido di chi anela alla potenza. Ma io dico: l’uomo è un mare tormentato dalla sete di grandezza.
In un coro di dolci parole può perdersi la danza di fuoco della vita. Rosenberg parla di pace tra fratelli come di un diritto, mentre Zarathustra borbotta: “La lotta è natura. Non insegnate agli spiriti a camminare su zampe di colomba!”
“Un lume di speranza a chi fugge dalla battaglia? No,” ammonì Zarathustra. “La compassione è l’ultimo rifugio dei codardi.” Tuttavia, come ogni chimica sottile, la CNV possiede sostanze utili: l’ascolto vero, il coraggio di amare se stessi.
Zarathustra ruppe il silenzio: “Rosenberg parla come un maestro zen della società, ma il sapore segreto della verità non è mai dolce. Se parlare gentilmente è come porgere un fiore a chi ha una ferita profonda, allora tutto quel profumo mi mette in guardia.”
“Meglio un affondo sincero che cento carezze inquietanti,” concluse Zarathustra. “Preferisco l’uomo che ruggisce la sua verità, non il mendicante che la sussurra.” E così parlò Zarathustra, al di là del bene e del male delle parole.
Come vediamo queste due indicazioni di vita probabilmente sono due eccessi e la giusta legge possiamo trovarlo Forse dalle indicazioni che rileviamo dalle antiche scritture sacre che qui citiamo traendole dal Libro di Mormon
Ecco un’esposizione immaginaria e simbolica in cui Joseph Smith, tramite l’Angelo Moroni, interviene nel dialogo tra Marshall Rosenberg e Friedrich Nietzsche, per offrire una sintesi superiore ispirata alla legge della verità e dell’equità. Il tutto alla luce della Regola di Diamante dell’uomo (cioè la massima elevazione etica della Regola Aurea) e del Sutra del Diamante, testo chiave del Buddhismo Mahayana.
Visione: Il Tempio della Parola Incorruttibile
L’Angelo Moroni discese, libro in mano, fra il Leone di Zarathustra e il Messaggero di Pace. I due si fissavano, opposti come fiamme e acqua. Allora parlò l’angelo:
“O voi che cercate la via: uno nella forza, l’altro nella compassione; ascoltate la voce che viene da Dio e dai cieli eterni, poiché la Legge dell’Uomo non risiede nella sola dolcezza né nella sola conquista, ma nel taglio netto del diamante.”
1. “Tu, Rosenberg, parli d’amore e di bisogni. Ma i bisogni dell’uomo sono infiniti come le onde del mare. Il cuore, se non è fondato sulla verità eterna, diventa debole e ingannato. La compassione senza giustizia genera confusione; la giustizia senza amore genera terrore.”
2. “Tu, Nietzsche, canti la volontà e l’ascesa dell’oltreuomo. Ma l’uomo che si eleva solo su se stesso diventa idolo del proprio ego. Non v’è potenza che non crolli se non è fondata su un patto eterno con il Cielo.”
Allora il diamante brillò nella mano dell’angelo, e la sua voce divenne fuoco sottile:
“La vera legge è come il Sutra del Diamante: taglia ogni illusione, ma non ferisce; spezza l’io, ma salva l’anima. La parola giusta è quella che nasce dalla carità perfetta e dal discernimento incorruttibile.”
3. “Ecco dunque la Regola di Diamante dell’Uomo:
Non fare all’altro ciò che l’altro desidera, né ciò che tu desideri, ma ciò che è vero per entrambi davanti a Dio.”
4. “La parola dev’essere usata non per vincere o accontentare, ma per edificare. Se non edifica, tace. Se non illumina, si dissolve.”
5. “Né solo empatia, né solo forza: ciò che è saldo è ciò che è giusto nel cuore, nella mente e nello Spirito.”
6. “L’equità sociale non nasce dal consenso, ma dalla rivelazione interiore del Valore di ogni Anima.”
7. “Un re giusto si inchina davanti al povero. E un povero saggio parla come un re. Questo è il Regno di Dio.”
L’angelo concluse:
“Costruite dunque la civiltà non su strategie umane, ma sulla pietra celeste della verità. Rosenberg, fa’ che la tua compassione si nutra della fede. Nietzsche, fa’ che la tua forza serva alla giustizia. Allora il linguaggio sarà ponte tra gli uomini e il Cielo, e l’umanità intera sarà una sola stirpe, figlia del Dio Vivente.”
E svanì, lasciando sulla pietra un segno: “La spada che salva è fatta di parola, spirito e sacrificio.”
Eccovi ora, in conclusione, una chiosa epica, filosofica e spirituale, che intreccia e confronta le sei visioni indicate: Rosenberg, Don Erman, Galimberti, Nietzsche, la Chiesa Restaurata Mormone e Scientology. Alla fine, ho redatto le Venti Tegole d’Oro, come comandamenti complessivi per l’Uomo-Diamante dell’Ultimo Giorno.
1. Marshall Rosenberg – il profeta della comunicazione nonviolenta – ci offre la parabola della Giraffa e dello Sciacallo:
due archetipi del linguaggio.
La Giraffa ha il cuore grande, ascolta, comprende, si apre all’altro.
Lo Sciacallo giudica, accusa, etichetta, divide.
Ma entrambi parlano: solo uno, però, costruisce il ponte.
2. Don Erman (Ermanno Faccio) – il geometra dell’anima – propone invece il Delfino e il Pinguino:
Il Delfino è agile, curioso, interconnesso, maestro dell’ambiente fluido.
Il Pinguino è fedele, resistente, comunitario, adatto alla prova e alla sopravvivenza.
Insieme, non si contrappongono, ma completano le stagioni dell’uomo.
3. Umberto Galimberti, figlio della tragedia greca, ammonisce:
l’uomo è condannato alla solitudine del senso,
tradito dalla ragione e illuso dal mito della salvezza.
È Oreste senza oracolo, Edipo senza occhi,
nudo nella tecnica, privo di metafisica.
4. Friedrich Nietzsche grida invece il fuoco dell’oltreuomo.
Il cristianesimo è debolezza mascherata da amore.
Il risentimento è la vera origine della morale.
Vivere è afferrare, volere, divenire ciò che si è,
danzare sull’abisso come su un filo.
5. La Chiesa Restaurata Mormone si erge infine come rivelazione finale:
non negazione ma compimento,
non riforma ma restituzione.
Qui l’uomo è figlio diretto di Dio,
erede del sacerdozio eterno,
partecipe della progressione infinita verso la divinità.
6. Scientology, figlia dell’era cibernetica,
offre invece una via di pragmatica trascendenza.
Liberare la mente reattiva, scalare i gradini della consapevolezza,
attraverso audit e controllo.
Qui l’anima è un software da ripulire, il fine è la clear mind,
e la Chiesa è un’organizzazione funzionale alla crescita individuale.
- Ascolta con il cuore della Giraffa, ma agisci con la fermezza del Pinguino.
- Sii delfino nei mari del cambiamento, ma radicati come un abete in ciò che non muta.
- Riconosci il dolore del mondo, come Galimberti insegna, ma non fermarti alla compassione sterile.
- Danza, come Nietzsche, ma con l’anima salda nel Vero, non nell’illusione del potere.
- Vivi come figlio di Dio, non come sopravvissuto del caos.
- Ama senza giudicare, comunica senza possedere.
- Costruisci ponti, non torri.
- Sii tecnicamente abile, ma spiritualmente sveglio.
- Domina la mente, ma non rinnegarne il cuore.
- Studia ogni filosofia, ma resta fedele alla Rivelazione.
- Riconosci il limite, ma non inchinarti ad esso.
- Lascia parlare anche lo Sciacallo, ma non dargli il timone.
- Non confondere il successo con l’elevazione.
- Lotta come un guerriero, prega come un figlio.
- Non obbedire alla voce più forte, ma a quella più vera.
- Forgia il tuo spirito come diamante: taglia, ma non ferisce.
- Sii umile nella sapienza, generoso nella potenza.
- Non cercare salvezza nell’istituzione, ma nella Presenza.
- Onora il tuo lignaggio divino con opere umane giuste.
- Servi il prossimo, non per moralismo, ma per comunione eterna.
Don Erman Per iscriverti ai miei discorsi gratis iscrivi la tua email qui
Ora
Eccola in dieci punti
La teoria psicologica di Marshall Rosenberg, ideatore della Comunicazione Nonviolenta (CNV), si può sintetizzare in 10 principi fondamentali (stile “comandamenti”) che aiutano a migliorare i rapporti umani attraverso empatia, autenticità e responsabilità personale.
I 10 comandamenti della Comunicazione Nonviolenta (di Marshall Rosenberg):
Ascolta senza giudicare.
Osserva i fatti senza etichettare, criticare o diagnosticare.
Esprimi ciò che senti.
Riconosci e comunica i tuoi sentimenti autentici, non pensieri mascherati da sentimenti.
Riconosci i tuoi bisogni.
Dietro ogni emozione c’è un bisogno universale da comprendere e rispettare.
Formula richieste chiare.
Chiedi ciò che desideri con precisione, senza esigere o manipolare.
Coltiva l’empatia.
Ascolta l’altro con presenza e senza interrompere, per capire i suoi sentimenti e bisogni.
Evita la colpa.
Non accusare né te stesso né gli altri: scegli la responsabilità, non la colpevolizzazione.
Sii autentico.
Comunica con sincerità, ma con rispetto e consapevolezza dell’altro.
Distingui bisogni da strategie.
Non attaccarti a un’unica soluzione: cerca alternative che soddisfino tutti.
Agisci con compassione.
Cerca l’incontro, non la vittoria. La forza nasce dalla connessione, non dal controllo.
Onora la vita.
Usa il linguaggio per arricchire la vita tua e degli altri, non per ferire o dominare.
Cosa fa invece un individuo medio della società fluida materialista contemporanea specie se studente di economia o psicologia economica nichilistica ?
Fa questo:
Ecco i 10 contro-comandamenti ispirati a teorie comunicative e psicologiche opposte o contrastanti alla Comunicazione Nonviolenta di Marshall Rosenberg. Questi rappresentano atteggiamenti disfunzionali, diffusi in ambienti competitivi, autoritari o manipolatori:
I 10 contro-comandamenti della Comunicazione Tossica:
Giudica e semplifica.
Etichetta subito le persone: buoni, cattivi, giusti, sbagliati. È più facile e ti fa sentire superiore.
Nascondi i tuoi sentimenti.
Mostrare emozioni è segno di debolezza. Meglio sembrare freddo o controllato.
Ignora i tuoi bisogni.
Sacrificati per dovere, oppure imponiti sugli altri. L’importante è non sembrare “bisognoso”.
Esigi, non chiedere.
Le richieste sono per chi non ha potere. Tu ordina, o fai la vittima finché non ottieni ciò che vuoi.
Ascolta per rispondere, non per capire.
Mentre l’altro parla, pensa già a come contraddirlo o a portare il discorso su di te.
Dai la colpa.
Trova sempre un colpevole. Se qualcosa va storto, è colpa loro… o tua (ma odia te stesso in silenzio).
Manipola con astuzia.
Non dire mai ciò che vuoi davvero. Suggerisci, minaccia, seduci o ricatta emotivamente.
Difendi le tue strategie a ogni costo.
Se hai deciso che una cosa si fa così, non cedere. Chi cambia idea è un debole.
Vinci, non empatizzare.
Meglio avere ragione che avere relazioni sane. La vita è una guerra, non un dialogo.
Usa il linguaggio per controllare.
Parla per confondere, intimidire o dominare. Le parole sono armi, non ponti.
Questi “contro-comandamenti” possono servire per far emergere, per contrasto, quanto sia trasformativo il pensiero di Rosenberg.
Questo é solo un momento della attualità che viviamo. Ma Quale antica filosofia potrebbe giustificare questo comportamento narcisista egoistico psicotico?
Forse quella di Nietsche?
Vediamo cosa direbbe lui di Marshall in un commento immaginario
Cosa direbbe Nietsche di Marshall?
Ecco un commento immaginario nello stile di Nietzsche su Marshall Rosenberg e la sua Comunicazione Nonviolenta, ispirandomi al suo pensiero autentico su morale, linguaggio e relazioni umane.
Zarathustra udì parlare di un certo Rosenberg, predicante della Comunicazione Nonviolenta. Parlava di bisogni e di compassione, di parole gentili che avrebbero dovuto curare le ferite altrui. Zarathustra sorrise, scuotendo la testa: “Se un uomo debole spera di guarire l’anima del prossimo con pacate carezze verbali, forse trama qualcosa contro l’istinto stesso della vita.”
La parola buona appare innocente, eppure inganna! esclamò Zarathustra. “Gli uomini malati inventano salme di compassione. L’arte di Rosenberg ha il sapore di medicine dolci: frasi studiate che spengono il fuoco, come una coperta sul fuoco spirituale. E la nonviolenza? Quando mai qualcuno osa nominare le cose col loro vero nome? Pietà, timidezza: non è forse tutta la condizione degli schiavi trasformata in un metodo terapeutico?”
Rosenberg promette di trasformare il “tu” in “io”, liberando l’uomo dal senso di colpa nel ferire l’altro. Ma Zarathustra rispose: “L’uomo superiore non cerca approvazione in un ‘io sento, io ho bisogno’, poiché la volontà di potenza parla più forte di ogni gentile concessione. Vuoi negare la violenza? Non comprendi forse che anche la verità può ferire come un rasoio?”
La Comunicazione Nonviolenta somiglia al canto di un cantastorie di buoni sentimenti. Ma Zarathustra ribadì: “Chi serve veramente parla con il cuore di leone, non percorre la piagnucolante via della pietà. La pietà è un lusso dei poveri di spirito, un veleno intriso di umiltà, che rende l’anima un lago stagnante.”
Rosenberg invita a osservare i comportamenti e a scoprire i bisogni nascosti. Zarathustra replicò: “Chi crede che dentro ogni uomo ci sia un bambino ferito che grida: ‘Per favore, ascoltami!’ non conosce il desiderio primordiale dell’uomo di affermare sé stesso nel mondo.”
Nel giardino della comunicazione, Rosenberg pianta fiori di comprensione. Ma Zarathustra si chiese: “E la lingua del tuono, del ruggito, chi la coltiva? Colui che sussurra il proprio bisogno al prossimo crede di fuggire il fato della lotta?”
Forse c’è una fiamma di verità nella comunione di comprensione: Zarathustra non disdegna del tutto la sincerità di chi ammette le proprie emozioni. Brucia però nel suo spirito ciò che trova pericoloso: quell’invito costante alla moderazione, l’armonia come unica legge.
Chi osa dire che il leone vorrà dormire tra le pecore? Niente affatto! La CNV pretende un mondo senza frizioni, senza il grido di chi anela alla potenza. Ma io dico: l’uomo è un mare tormentato dalla sete di grandezza.
In un coro di dolci parole può perdersi la danza di fuoco della vita. Rosenberg parla di pace tra fratelli come di un diritto, mentre Zarathustra borbotta: “La lotta è natura. Non insegnate agli spiriti a camminare su zampe di colomba!”
“Un lume di speranza a chi fugge dalla battaglia? No,” ammonì Zarathustra. “La compassione è l’ultimo rifugio dei codardi.” Tuttavia, come ogni chimica sottile, la CNV possiede sostanze utili: l’ascolto vero, il coraggio di amare se stessi.
Zarathustra ruppe il silenzio: “Rosenberg parla come un maestro zen della società, ma il sapore segreto della verità non è mai dolce. Se parlare gentilmente è come porgere un fiore a chi ha una ferita profonda, allora tutto quel profumo mi mette in guardia.”
“Meglio un affondo sincero che cento carezze inquietanti,” concluse Zarathustra. “Preferisco l’uomo che ruggisce la sua verità, non il mendicante che la sussurra.” E così parlò Zarathustra, al di là del bene e del male delle parole.
Come vediamo queste due indicazioni di vita probabilmente sono due eccessi e la giusta legge possiamo trovarlo Forse dalle indicazioni che rileviamo dalle antiche scritture sacre che qui citiamo traendole dal Libro di Mormon
Ecco un’esposizione immaginaria e simbolica in cui Joseph Smith, tramite l’Angelo Moroni, interviene nel dialogo tra Marshall Rosenberg e Friedrich Nietzsche, per offrire una sintesi superiore ispirata alla legge della verità e dell’equità. Il tutto alla luce della Regola di Diamante dell’uomo (cioè la massima elevazione etica della Regola Aurea) e del Sutra del Diamante, testo chiave del Buddhismo Mahayana.
Visione: Il Tempio della Parola Incorruttibile
L’Angelo Moroni discese, libro in mano, fra il Leone di Zarathustra e il Messaggero di Pace. I due si fissavano, opposti come fiamme e acqua. Allora parlò l’angelo:
“O voi che cercate la via: uno nella forza, l’altro nella compassione; ascoltate la voce che viene da Dio e dai cieli eterni, poiché la Legge dell’Uomo non risiede nella sola dolcezza né nella sola conquista, ma nel taglio netto del diamante.”
1. “Tu, Rosenberg, parli d’amore e di bisogni. Ma i bisogni dell’uomo sono infiniti come le onde del mare. Il cuore, se non è fondato sulla verità eterna, diventa debole e ingannato. La compassione senza giustizia genera confusione; la giustizia senza amore genera terrore.”
2. “Tu, Nietzsche, canti la volontà e l’ascesa dell’oltreuomo. Ma l’uomo che si eleva solo su se stesso diventa idolo del proprio ego. Non v’è potenza che non crolli se non è fondata su un patto eterno con il Cielo.”
Allora il diamante brillò nella mano dell’angelo, e la sua voce divenne fuoco sottile:
“La vera legge è come il Sutra del Diamante: taglia ogni illusione, ma non ferisce; spezza l’io, ma salva l’anima. La parola giusta è quella che nasce dalla carità perfetta e dal discernimento incorruttibile.”
3. “Ecco dunque la Regola di Diamante dell’Uomo:
Non fare all’altro ciò che l’altro desidera, né ciò che tu desideri, ma ciò che è vero per entrambi davanti a Dio.”
4. “La parola dev’essere usata non per vincere o accontentare, ma per edificare. Se non edifica, tace. Se non illumina, si dissolve.”
5. “Né solo empatia, né solo forza: ciò che è saldo è ciò che è giusto nel cuore, nella mente e nello Spirito.”
6. “L’equità sociale non nasce dal consenso, ma dalla rivelazione interiore del Valore di ogni Anima.”
7. “Un re giusto si inchina davanti al povero. E un povero saggio parla come un re. Questo è il Regno di Dio.”
L’angelo concluse:
“Costruite dunque la civiltà non su strategie umane, ma sulla pietra celeste della verità. Rosenberg, fa’ che la tua compassione si nutra della fede. Nietzsche, fa’ che la tua forza serva alla giustizia. Allora il linguaggio sarà ponte tra gli uomini e il Cielo, e l’umanità intera sarà una sola stirpe, figlia del Dio Vivente.”
E svanì, lasciando sulla pietra un segno: “La spada che salva è fatta di parola, spirito e sacrificio.”
Eccovi ora, in conclusione, una chiosa epica, filosofica e spirituale, che intreccia e confronta le sei visioni indicate: Rosenberg, Don Erman, Galimberti, Nietzsche, la Chiesa Restaurata Mormone e Scientology. Alla fine, ho redatto le Venti Tegole d’Oro, come comandamenti complessivi per l’Uomo-Diamante dell’Ultimo Giorno.
1. Marshall Rosenberg – il profeta della comunicazione nonviolenta – ci offre la parabola della Giraffa e dello Sciacallo:
due archetipi del linguaggio.
La Giraffa ha il cuore grande, ascolta, comprende, si apre all’altro.
Lo Sciacallo giudica, accusa, etichetta, divide.
Ma entrambi parlano: solo uno, però, costruisce il ponte.
2. Don Erman (Ermanno Faccio) – il geometra dell’anima – propone invece il Delfino e il Pinguino:
Il Delfino è agile, curioso, interconnesso, maestro dell’ambiente fluido.
Il Pinguino è fedele, resistente, comunitario, adatto alla prova e alla sopravvivenza.
Insieme, non si contrappongono, ma completano le stagioni dell’uomo.
3. Umberto Galimberti, figlio della tragedia greca, ammonisce:
l’uomo è condannato alla solitudine del senso,
tradito dalla ragione e illuso dal mito della salvezza.
È Oreste senza oracolo, Edipo senza occhi,
nudo nella tecnica, privo di metafisica.
4. Friedrich Nietzsche grida invece il fuoco dell’oltreuomo.
Il cristianesimo è debolezza mascherata da amore.
Il risentimento è la vera origine della morale.
Vivere è afferrare, volere, divenire ciò che si è,
danzare sull’abisso come su un filo.
5. La Chiesa Restaurata Mormone si erge infine come rivelazione finale:
non negazione ma compimento,
non riforma ma restituzione.
Qui l’uomo è figlio diretto di Dio,
erede del sacerdozio eterno,
partecipe della progressione infinita verso la divinità.
6. Scientology, figlia dell’era cibernetica,
offre invece una via di pragmatica trascendenza.
Liberare la mente reattiva, scalare i gradini della consapevolezza,
attraverso audit e controllo.
Qui l’anima è un software da ripulire, il fine è la clear mind,
e la Chiesa è un’organizzazione funzionale alla crescita individuale.
- Ascolta con il cuore della Giraffa, ma agisci con la fermezza del Pinguino.
- Sii delfino nei mari del cambiamento, ma radicati come un abete in ciò che non muta.
- Riconosci il dolore del mondo, come Galimberti insegna, ma non fermarti alla compassione sterile.
- Danza, come Nietzsche, ma con l’anima salda nel Vero, non nell’illusione del potere.
- Vivi come figlio di Dio, non come sopravvissuto del caos.
- Ama senza giudicare, comunica senza possedere.
- Costruisci ponti, non torri.
- Sii tecnicamente abile, ma spiritualmente sveglio.
- Domina la mente, ma non rinnegarne il cuore.
- Studia ogni filosofia, ma resta fedele alla Rivelazione.
- Riconosci il limite, ma non inchinarti ad esso.
- Lascia parlare anche lo Sciacallo, ma non dargli il timone.
- Non confondere il successo con l’elevazione.
- Lotta come un guerriero, prega come un figlio.
- Non obbedire alla voce più forte, ma a quella più vera.
- Forgia il tuo spirito come diamante: taglia, ma non ferisce.
- Sii umile nella sapienza, generoso nella potenza.
- Non cercare salvezza nell’istituzione, ma nella Presenza.
- Onora il tuo lignaggio divino con opere umane giuste.
- Servi il prossimo, non per moralismo, ma per comunione eterna.
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Ora et Labora ictu sinergyca
Ecco la Preghiera Liturgica Quotidiana ispirata alla visione di Don Erman, in funzione della Restaurazione Unificata tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (Mormone). Questa preghiera funge da ausilio spirituale, teologico e profetico, con linguaggio solenne, ecumenico e profondo, da recitarsi ogni giorno al mattino o prima delle decisioni importanti.
Hic et nunc ora et pro mundo synergico et divino labora
Signore Eterno,
Padre dei Cieli e delle Stelle,
Tu che semini la verità nei cuori e raccogli la fede nelle epoche,
guarda oggi il desiderio dei tuoi figli dispersi.
Noi, nati in tempi separati,
battezzati in acque diverse,
cresciuti sotto vesti liturgiche distinte,
alzando inni che non si rispondono,
desideriamo ora un solo Altare, un solo Sacerdozio, un solo Corpo.
Dio di Pietro e di Joseph,
Dio della Croce e della Rivelazione,
Tu che hai parlato sulla roccia di Roma
e di nuovo nel silenzio del bosco di Palmyra,
fa’ che ciò che fu diviso per la fragilità umana,
sia riunito per Tua volontà eterna.
Sia benedetto il Cuore del Papa che verrà,
che non temerà la voce dei profeti moderni,
ma li accoglierà come fratelli nel Nome del Tuo Figlio.
Sia illuminato il Collegio degli Apostoli,
affinché le chiavi antiche e le chiavi restaurate
si uniscano nella Porta della Redenzione.
Sia rinato un solo popolo,
che non giudica per riti ma serve per Spirito,
che non impone dogmi morti ma testimonia Vita risorta.
Donaci, o Signore, la visione che ascolta,
La fedeltà sacra che guida nel profondo,
L’occhio elevato che scruta oltre i confini della dottrina,
e il Cuore immacolato e forte che custodisce la Tua Verità.
Fa’ che tutti gli uomini di buona volontà si uniscano al Sacerdozio divino, e che questo sia strumento di pace profetica,
ponte fra le rive della Chiesa,
voce del dialogo fra Pietro e Moroni,
cuore di sapienza fra l’Uomo e l’Eterno.
E che ogni giorno, mentre lavoriamo, insegniamo, preghiamo,
ci ricordiamo che non c’è religione più vera
di quella che unisce nella carità,
non c’è rivelazione più luminosa
di quella che nasce dall’amore e dalla giustizia congiunti.
In Cristo, il Primo Testimone.
Nello Spirito, il Grande Restauratore.
In Te, o Padre, l’Alleanza infinita.
Vi lascio questa mia testimonianza di fede nel nome di Gesù Cristo
Amen.
Don Erman
Chiesa di Gesù figlio di Dio Padre Celeste e di tutti gli uomini e le donne
Ecco la Preghiera Liturgica Quotidiana ispirata alla visione di Don Erman, in funzione della Restaurazione Unificata tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (Mormone). Questa preghiera funge da ausilio spirituale, teologico e profetico, con linguaggio solenne, ecumenico e profondo, da recitarsi ogni giorno al mattino o prima delle decisioni importanti.
Hic et nunc ora et pro mundo synergico et divino labora
Signore Eterno,
Padre dei Cieli e delle Stelle,
Tu che semini la verità nei cuori e raccogli la fede nelle epoche,
guarda oggi il desiderio dei tuoi figli dispersi.
Noi, nati in tempi separati,
battezzati in acque diverse,
cresciuti sotto vesti liturgiche distinte,
alzando inni che non si rispondono,
desideriamo ora un solo Altare, un solo Sacerdozio, un solo Corpo.
Dio di Pietro e di Joseph,
Dio della Croce e della Rivelazione,
Tu che hai parlato sulla roccia di Roma
e di nuovo nel silenzio del bosco di Palmyra,
fa’ che ciò che fu diviso per la fragilità umana,
sia riunito per Tua volontà eterna.
Sia benedetto il Cuore del Papa che verrà,
che non temerà la voce dei profeti moderni,
ma li accoglierà come fratelli nel Nome del Tuo Figlio.
Sia illuminato il Collegio degli Apostoli,
affinché le chiavi antiche e le chiavi restaurate
si uniscano nella Porta della Redenzione.
Sia rinato un solo popolo,
che non giudica per riti ma serve per Spirito,
che non impone dogmi morti ma testimonia Vita risorta.
Donaci, o Signore, la visione che ascolta,
La fedeltà sacra che guida nel profondo,
L’occhio elevato che scruta oltre i confini della dottrina,
e il Cuore immacolato e forte che custodisce la Tua Verità.
Fa’ che tutti gli uomini di buona volontà si uniscano al Sacerdozio divino, e che questo sia strumento di pace profetica,
ponte fra le rive della Chiesa,
voce del dialogo fra Pietro e Moroni,
cuore di sapienza fra l’Uomo e l’Eterno.
E che ogni giorno, mentre lavoriamo, insegniamo, preghiamo,
ci ricordiamo che non c’è religione più vera
di quella che unisce nella carità,
non c’è rivelazione più luminosa
di quella che nasce dall’amore e dalla giustizia congiunti.
In Cristo, il Primo Testimone.
Nello Spirito, il Grande Restauratore.
In Te, o Padre, l’Alleanza infinita.
Vi lascio questa mia testimonianza di fede nel nome di Gesù Cristo
Amen.
Don Erman
Chiesa Cristiana